Occorre fare attenzione alle etichette non solo quando si va al supermercato, ma anche quando si va a comprare una giacca, un maglione o un paio di stivali: anche se la maggior parte dei vestiti e dei tessuti sono vegani, e quindi l'abbigliamento vegan è facile da trovare, in questo settore l'uccisione di animali rimane purtroppo piuttosto diffusa.
È palese e nota a tutti nel caso delle pellicce, attrae un'attenzione molto minore nel caso della pelle ed è quasi ignota ai più per quanto riguarda prodotti apparentemente "naturali" come lana, seta, piume.
Come diventare vegani, sia per l'aspetto alimentare, che per quello dell'abbigliamento e altri prodotti di uso quotidiano? È facile, ti aiutiamo noi con il Vegan Discovery Tour, un percorso guidato in 20 giorni che spiega come diventare vegani, attraverso informazioni sull'alimentazione vegana, ricette vegane, consigli pratici, e tante testimonianze di persone vegan. Per questo l'abbiamo definito un viaggio virtuale alla scoperta della scelta vegan. È del tutto gratuito!
Il primo materiale da evitare, oltre alle ovvie pellicce (compresa quella usata come decorazione su colli e polsi di giacche e cappotti), è la pelle. I materiali alternativi sono svariati e di ottima qualità, quindi nello scegliere scarpe e borse facciamo attenzione ad evitare il simbolo della pelle, nei negozi generalisti, oppure optiamo per l'acquisto on-line da negozi cruelty-free.
Molti pensano che la lana sia prodotta in maniera naturale e non cruenta. Invece, la tosatura viene praticata senza nessuna cura per gli animali, spesso con mezzi meccanici che provocano dolore e ferite. Ma soprattutto, quando le pecore iniziano a produrre meno lana sono mandate al macello e sostituite con animali più giovani e redditizi.
Non esiste produzione di lana senza uccisione di animali: è bene ricordare che ogni volta che esiste allevamento, la conseguenza è sempre il macello. NESSUN animale allevato si salva, qualsiasi sia "l'uso" cui esso è destinato. La fine è sempre e comunque il macello. Non esistono dunque prodotti ottenuti da animali che possano essere "senza crudeltà".
Sono molti i materiali da usare al posto della lana, molto migliori, perché non infeltriscono, non pizzicano la pelle, sono meno costosi: il velluto, la ciniglia, la flanella, il caldo-cotone, il pile, l'acrilico e il modal (con i quali si realizzano maglioncini molto morbidi e caldi, che si trovano facilmente in ogni negozio) e altri.
Leggete attentamente la composizione delle trapunte per il letto e dei giacconi imbottiti: evitate quelli col "ripieno" di piume! Lo spiumaggio è un'operazione molto dolorosa per le oche e viene ripetuto ogni due mesi fino a quando la qualità delle piume comincia a risentirne. A questo punto le oche sono uccise per la loro carne.
Le piume d'oca possono oggi essere facilmente sostituite con imbottitura sintetica, sia nei giacconi che nei piumoni da letto.
Anche la seta nasconde morte: i piccoli bachi vengono bolliti vivi per estrarre la seta dei loro bozzoli! Al posto della seta si possono usare alternative vegetali o sintetiche come la viscosa e il rayon.
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Una volta compiuta la scelta vegan, occorre fare attenzione alle etichette non solo quando si va al supermercato, ma anche quando si va a comprare una giacca, un maglione o un paio di stivali. Quali sono le materie prime a cui porre particolare attenzione? Ovvio che le pellicce non rientrano nell'abbigliamento di un vegan, ma certo quelle sono facili da evitare. Anche se bisogna fare attenzione in particolare agli inserti di pelliccia (polsi, cappucci) dei giubbini invernali: magari si pensa siano sintetici, invece spesso non lo sono. Nel dubbio, evitateli!
Occorre inoltre evitare tutti i prodotti in pelle. Le scarpe, in primis, ma anche le borse, i giubbotti, e le varie guarnizioni degli abiti, i divani. Basta solo fare attenzione a quel che si compra, per abiti e giubbotti, leggendo le etichette, e preferire le alternative in alcantara o "finta pelle". Per quanto riguarda le scarpe, in molti negozi ci sono alternative non in pelle, oppure si può optare per i negozi on-line che offrono una vastissima scelta di scarpe vegan, di svariati modelli e fasce di prezzo.
Attenzione a una cosa: non è vero che la pelle si può tranquillamente usare "perché tanto l'animale non viene ucciso apposta" e una volta morto per finire nelle pance altrui tanto vale usare il suo cadavere... no. In primis, perché non lo fareste mai con la pelle del vostro gatto, giusto? In secondo luogo, perché gli allevatori guadagnano tanti bei soldini con questo commercio, e non vorrete mica dar loro dei soldi, dopo che hanno ucciso l'animale?! A volte il guadagno che fornisce la pelle può fare la differenza tra andare in perdita o essere in attivo... Inoltre, la pelle più a buon mercato, quella che proviene dall'India, è ottenuta uccidendo l'animale appositamente per la pelle, non per la sua carne. Ben lungi dall'essere un sottoprodotto, dunque, la pelle è un prodotto a tutti gli effetti. Un prodotto che si può ottenere solo uccidendo animali. Per questo, va evitata, sempre.
Altri "materiali" da evitare (tra virgolette perché non sono materiali, ma parti del corpo di animali) sono lana, piume, seta perché la loro produzione implica l'uccisione di animali (oltre che una buona dose di sofferenza prima, per pecore e oche).
Esistono, per contro, decine di materiali "senza crudeltà" da utilizzare, per la produzione di capi di abbigliamento e arredamento: evitarne solo 5 (pellicce, pelle, lana, piume, seta), che invece sono "con crudeltà" è davvero facile.
Esistono materiali sintetici, come la lorica e altri, che sono traspiranti e morbidi, e permettono di confezionare ottime scarpe. D'estate è più facile, perché basta usare scarpe di tela che si trovano anche al mercato.
Oltretutto, l'industria conciaria è una della più inquinanti, e quindi, rinunciando alla pelle si grava meno sull'ambiente.
Nei normali negozi spesso si possono trovare scarpe non in pelle, basta chiedere ai commessi. Esistono in Italia, inoltre, alcuni negozi che vendono una linea di "scarpe vegetariane" di produzione italiana. Si possono trovare nel database dei prodotti di VeganHome.
Come riconoscere le scarpe veg
Per riconoscere le scarpe acquistabili nei negozi "normali" occorre esaminare l'etichetta che contiene le informazioni sulla composizione delle 3 parti della calzatura, infatti ha 3 simboli: il primo indica il materiale della tomaia (la parte esterna della scarpa), il secondo si riferisce al rivestimento interno, il terzo specifica di cosa è fatta la suola.
Se uno dei 3 simboli è quello del cuoio, cioè il disegno stilizzato di una pelle di animale distesa, rimettiamo giù la scarpa e tanti saluti. Una specie di griglia a trattini indica le materie tessili e sintetiche. Un rombo indica la gomma o altri materiali comunque non animali. Se tutti e 3 i simboli sono rombo o griglia, possiamo comprare la scarpa, verificando solo che non vi siano parti in lana (la lana è considerato un tessuto, quindi ha come simbolo la griglia).
Bisogna sempre esaminare l'etichetta, perché a volte i commessi danno informazioni a caso, dicono che una scarpa non è di pelle anche quando invece lo è (salvo poi rispondere candidamente quando glielo fai notare: "Ma non è pelle, è cuoio!". Eh già, allora cambia tutto...).
Rimane comunque un problema, perché le informazioni devono riguardare l'80% del materiale mentre per il restante 20% non è necessario specificare il materiale usato. Quindi, in alcuni casi ci possono essere parti in pelle non visibili e non dichiarate.
Un altro "ingrediente" problematico dell'abbigliamento è la lana: molti pensano che la lana sia prodotta in maniera naturale e non cruenta. La realtà è molto diversa. Poche settimane dopo la nascita, alle pecore viene tagliata la coda senza anestesia, mentre per gli agnelli si procede alla castrazione. La tosatura viene praticata senza nessuna cura per gli animali, spesso con mezzi meccanici che provocano dolore e ferite; molte pecore soffrono il freddo e si ammalano perché esposte alle intemperie dopo le tosature eseguite in pieno inverno.
Quando le pecore iniziano a produrre meno lana sono mandate al macello e sostituite con animali più giovani e redditizi. Non esiste produzione di lana senza uccisione di animali: è bene ricordare che ogni volta che esiste allevamento, la conseguenza è sempre il macello. NESSUN animale allevato si salva, qualsiasi sia "l'uso" cui esso è destinato. La fine è sempre e comunque il macello. Non esistono dunque prodotti ottenuti da animali che possano essere "senza crudeltà".
Pensare di rinunciare alla lana sembra un cosa un po' strana, ma in realtà vi sono molti materiali che si possono usare al suo posto e che sono anche molto migliori, perché non infeltriscono, non pizzicano la pelle, sono meno costosi: il velluto, che è fatto di cotone o materiali sintetici; la ciniglia di cotone; la calda flanella di cotone; il pile, caldo, morbido e leggerissimo; il caldo-cotone. Ne esiste anche in forma di filato, per cui si possono realizzare maglioni a ferri, proprio come si fa per la lana. E lo stesso vale per la ciniglia. Con l'acrilico e il modal si realizzano maglioncini molto morbidi e caldi, che si trovano facilmente in ogni negozio.
Leggete attentamente la composizione delle trapunte per il letto e dei giacconi imbottiti: evitate quelli col "ripieno" di piume! Le piume vengono strappate alle oche senza alcun riguardo, e soprattutto senza anestesia. Lo spiumaggio inizia quando il pulcino ha otto settimane e viene ripetuto ogni due mesi fino a quando la qualità delle piume comincia a risentirne. A questo punto le oche sono uccise per la loro carne, o sottoposte a un altro tormento: per settimane vengono iperalimentate forzatamente, con un imbuto infilato nel becco, affinché il loro fegato si ammali per eccesso di grasso, e poi vengono uccise per la produzione del "paté de foie gras", vale a dire "paté di fegato grasso". Le piume d'oca possono oggi essere facilmente sostituite con imbottitura sintetica, sia nei giacconi che nei piumoni da letto.
Anche la seta nasconde morte: i piccoli bachi vengono bolliti vivi per estrarre la seta dei loro bozzoli! Al posto della seta si possono usare alternative vegetali o sintetiche come la viscosa e il rayon.
Tutti ormai han sentito parlare di cosmetici e detersivi "non testati su animali". Ma cosa significa esattamente? Fino al marzo 2013 era obbligatorio per legge eseguire dei test sugli animali per gli ingredienti dei prodotti cosmetici e per l'igiene della persona, prima di mettere in commercio un prodotto. A partire da quella data, in Europa è entrato in vigore il divieto totale per i test su animali degli ingredienti realizzati per i prodotti cosmetici.
Tuttavia, vi sono alcuni casi non coperti e comunque il divieto non vale per i detersivi. Rimane dunque ancora in vigore lo Standard Internazionale "senza crudeltà", secondo il quale una ditta deve:
Le etichette che si trovano sui cosmetici e detergenti non danno alcuna indicazione sull'adesione o meno a questo Standard, quindi non hanno alcun valore circa la "non crudeltà" del prodotto.
Inoltre, quando gli ingredienti derivano da sfruttamento e/o uccisione di animali, anche se non testati, non sono comunque vegan. Si tratta di: grassi animali, oli animali, gelatina animale, acido stearico, glicerina, collagene, placenta, ambra grigia, muschio di origine animale, zibetto, latte, panna, siero di latte, uova, lanolina, miele, cera d'api.
Come fare dunque a sapere quali prodotti comprare e quali evitare? Si deve sempre e comunque far riferimento a una lista di aziende "positive", che però è in continua evoluzione... quindi, sia per la lista che per i dovuti approfondimenti, rimandiamo al sito VIVO - Consumo Consapevole. Possiamo dire in generale che quasi nessuno dei prodotti che si trovano al supermercato vanno bene, mentre molti di quelli che si trovano in erboristeria sono adatti.
Ma se non riuscite ad avere tutto "senza crudeltà" nella vostra borsa della spesa, non disperate: ogni sforzo in più va bene, a nessuno viene chiesto di essere perfetto!